G – Orti urbani

Con la parola “orto” si definisce un pezzo di terreno in cui si coltivano piante principalmente a scopo alimentare (frutta, ortaggi)dal latino Hortus. Il termine trova riscontro con Horta, Dea etrusca dell’agricoltura, da cui probabilmente ha preso la radice etimologica.

da Gli orti urbani

Orto, dal latino horus, ha comune origine con le voci “corte” e “giardino”, in una radice ghar- o har e con significato di recingere, onde il termine vale a significare chiuso, recinto, quindi pezzo di terra chiuso, recintato, nel quale si coltivano erbe mangerecce (ortaggi) e piante da frutto, anche se con un significato più restrittivo si tende a distinguere l’orto propriamente detto dal frutteto. L’orto è stato uno degli strumenti attraverso i quali le donne, in modo particolare, hanno selezionato i vegetali più adatti per l’alimentazione umana sviluppando anche modi di coltivazione governati da regole che si riferivano al tempo, soprattutto a quello segnato dalla luna con le sue diverse fasi, al tipo di terreno e di lavorazione, al miglioramento con aggiunte nutritive (concimazione) e via dicendo. Negli orti d’ogni villaggio ed anche nell’orto d’ogni singola capanna o casa vi erano singole specialità vegetali. L’orto, per almeno diecimila anni, è stato il gran laboratorio femminile e non è certamente un caso che la rivoluzione biologica che stiamo vivendo sia nata nell’orto di un convento, per opera del monaco Gregorio Mendel, scopritore delle leggi della genetica.

Negli orti, sia pure con differenziazioni, si è mantenuta e sotto certi aspetti si è anche ampliata la gran biodiversità alimentare che vi era nella raccolta dei vegetali selvatici, in una condizione che, almeno nel mondo occidentale, è rimasta quasi invariata fino al secolo diciannovesimo. L’orto è stato inoltre il laboratorio d’accoglienza di nuove specie e varietà vegetali, come è avvenuto quando dall’orto botanico o farmaceutico (orto dei semplici) all’orto domestico sono passati i vegetali d’origine asiatica (melanzana, carciofo ecc.) od americana (patata, pomodoro, peperoncino, zucca ecc.).

In siciliano Nuara, “orto” (latino: novalia; arabo: noar)

Novalia viene dal latino “novalis”che deriva a sua volta da “novus”, nuovo. “Novale” era in origine il terreno incolto arato per la prima volta, e in seguito il terreno di un campo messo a coltura dopo un periodo di riposo che n’aveva riattivato la nuova fertilità.

“Orto di guerra: piccolo appezzamento che, in tempo di guerra,viene ricavato da un giardino o da un parco pubblico per potervi coltivare ortaggi, verdure, legumi e sfamare la popolazione. Espediente tipico di un’economia di sopravvivenza. Qualsiasi spazio diventa buono per seminare: minuscoli Orti di guerra si possono perfino fare in casa, nella vasca da bagno o dentro scatole di scarpe. (E.Albinati)”.

L’orto domestico può aiutare a risparmiare, ma può essere anche un delizioso hobby post-lavorativo. Dimenticati dopo il boom del dopo guerra quando erano chiamati “orti di guerra” (o ancora orti della sopravvivenza), la crisi economica e l’esigenza di “ottimizzare” le risorse del portafogli, stanno riportando al centro dell’attenzione, e dell’economia famigliare, gli orti fai da te. Ma non è, fortunatamente, solo una questione di portafogli e di bottega. Spinti dal modello Barak e Michelle Obama (anche nei Giardini Vaticani ne nascerà uno come anticipato dall’Osservatorio Romano) che con l’arrivo della primavera stanno coltivando un orto biologico nel giardino della Casa Bianca con l’obiettivo di mangiare sano e di educare i ragazzi al consumo di cibi sani, in un momento in cui l’obesità è divenuta un problema nazionale.Da [essenzialeonline]
Conosci gli orti a Roma

Zappata romana

Coordinamento per gli orti urbani di Garbatella
LA “CASA DELLA CITTA” LUNEDI’ 26/03 SU FM 103.3 DALLE ORE 11.30 ALLE 12.30 (ascoltabile anche in streaming)
Hanno avuto inizio il 25 marzo le attività per la realizzazione dell’ HORTUS URBIS il primo orto antico romano della capitale nel cuore dello splendido scenario del Parco Regionale dell’Appia Antica, presso l’ex Cartiera Latina a via Appia Antica in un’area verde finora non utilizzata.

A questa iniziativa contribuiscono tante realtà, che operano per la tutela e salvaguardia attiva del territorio, che hanno in comune l’essersi “rimboccate le maniche” per recuperare aree abbandonate in centro e in periferia a Roma per restituirle all’uso di tutta la cittadinanza.

A Roma sono ormai oltre 100 gli orti e i giardini condivisi censiti sulla mappa on line Zappata Romana (www.zappataromana.net), dove vi è un prevalente carattere di socialità. Chi prende spunto dall’orto/giardino per lavorare con i disabili, chi per reinserire lavoratori in mobilità, chi per l’autoproduzione o l’educazione ambientale, chi per fare un presidio contro la speculazione edilizia, chi per creare una oasi di relax, per decoro o semplicemente per coltivare.

Nel nostro cammino per scoprire la città che non conosciamo, cercheremo di parlare di tutto questo insieme a: Luca D’Eusebio – Zappata romana, Giacomo Lepri – Società agricola coraggio ( giovani 30enni che vogliono coltivare la terra in aree agricole pubbliche in affitto), Gloria Salvatori – Eutorto (orto urbano dei cassaintegrati ex Eutelia) , Luigi di Paola – Orti Urbani Garbatella (una delle prime esperienze ortive urbane romane nello storico quartiere della Garbatella), Vanessa Scarpa – giardinieri sovversivi romani (principale gruppo di Guerrilla Gardening a Roma che ha avviato il network italiano di guerriglieri Verdi), Claudio Isidori – Comitato Mondrione, Ilaria, coltivatorre – il primo orto comunitario fatto a roma, 50% disabili 5’0% normali dal 1997

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