La Rambla
Dove
La Rambla è uno spazio pubblico con zona pedonale e circolazione viaria realizzata a Barcellona in Spagna in varie fasi nel corso degli ultimi 150 anni.
La Storia
La Rambla di Barcellona (chiamata anche Las Ramblas), appena fuori dal quartiere gotico, è famosa in tutto il mondo per lo spettacolo di luci e movimento che offre al visitatore. Simbolo della città, La Rambla è un lungo viale pedonale diviso in tre, pullulante di suonatori ambulanti, statue viventi, mimi e venditori ambulanti che vendono di tutto, dai biglietti della lotteria ai gioielli. Da Plaça Catalunya fino al Monumento a Colombo, situato al porto, è tutto un susseguirsi di caffè, pub, locali, negozi, passando per il mercato di Boqueria, il Palau de la Virreina, la Plaça Reial e il Centre d`Art Santa Monica. Nella zona anticamente attraversata da un torrente (il nome “Rambla”, infatti, deriva dall’arabo “Ramla”, cioè torrente) si estende ora un viale lungo oltre un chilometro, che si snoda dalla Plaza de Catalunya, cuore pulsante della vita sociale catalana, per arrivare fino alla statua di Colombo, nella zona del porto. Le Ramblas sono senza dubbio la zona più cosmopolita e colorata di Barcellona, frequentata da una variegata e pittoresca folla di persone: dai turisti ai semplici passanti, dagli impiegati ai nottambuli, dagli artisti di strada ai mendicanti. E’ qui che si passeggia e ci si ferma al tavolino di un caffè per osservare il panorama della gente che scorre lungo il viale. Las Ramblas si divide in cinque strade che la percorrono da cima a fondo: Las Ramblas de Canaletes, Las Ramblas dels Estudis, Las Ramblas de Sant Josep, Las Ramblas dels Caputxins, Las Ramblas de Santa Mónica.
da http://www.architetturaeviaggi.it/photogallery.php?par=spagna_FT_126
La rambla prende il nome dal torrente stagionale (raml in arabo) che un tempo vi scorreva e che, diventato una fogna nel XIV sec., fu poi prosciugato nel Settecento. Attualmente la via, che è lunga 1,25 km, è suddivisa in cinque sezioni, il che spiega perché venga talvolta chiamata Las Ramblas.
da http://web.dsc.unibo.it/~linda.ferrondi/ig/larambla.html
La progettazione del collegamento a mare
http://www.jordibadia.com/es/interiorismo/quiosco/
In the same year, in Barcellona, the Rambla de Mar is built, with which Viaplana and Pinon extend the landscape of the ancient Ramblas down to the sea. The walkway, a pedestrian structure in steel and wood with soft and sinuous forms, resolves the connection between the ancient city and the new recreational and commercial complex which occupies one of the ancient piers of the harbour. A road with the character of a wharf, of a ‘cover’, just above the level of the water, a semi-provisional element which contains seating areas in close contact with the sea, the view of which is never interrupted by the presence of side structures. A bridge which, thanks to the rotation of its central segment, allows an opening to the sea and the passage of boats.
http://www2.comune.roma.it/dipterritorio/competition.ponti/c_ponti/c_puk/doc/pleg.htm
Vivere le Ramblas
Franco la Cecla,antropologo,parla delle Ramblas :
Ai suoi tempi (di Cerdà autore dello storico piano urbanistico n.d.r.)già esisteva la Rambla principale,quella della “Ribeira” e già da allora si era sviluppato un certo tipo di abitudine “mediterranea”che privilegiava lo stare nello spazio pubblico come espressione più diretts della partecipazione alla vita cittadina. Sembrava e sembra ancor oggi che Barcellona rappresenti per tutta l’Europa un modello di vita “all’aria aperta” riconosciuta da molti come uno degli esempi più pratici di democrazia. E’ stata Rebecca Solnit a definire la democrazia come “un poter passeggiare tra sconosciuti”…Barcellona è appunto una città che ha sviluppato in maniera originale e forte la capacità di mantenere la propria identità senza rinunciare ad una grande apertura verso l’esterno. E tutto questo si è dato proprio grazie al fatto che i suoi abitanti amano più stare fuori che stare in casa e anzi trattano la città stessa,con le sue strade e le sue piazze, come se fosse una grande casa.
tratto da Contro l’architettura di Franco La Cecla Bollati Boringhieri 2008