Garbatella

1 gennaio 2014

Dove

Garbatella è il XXIII° Rione di Roma nel quartiere Ostiense nel Municipio XI di Roma. E’ un quartiere popolare costituito da villini o palazzine di tre piani al massimo, con grande cura per i dettagli e per la diversificazione degli stili. La Garbatella è suddivisa in lotti che comprendono costruzioni, cortili stenditoi e giardini.

La storia

Il quartiere fu fondato negli anni venti sui colli che dominano la Basilica di San Paolo fuori le mura. L’origine del nome è tuttora oggetto di discussione: secondo un’ipotesi molto diffusa, il quartiere prenderebbe il nome dall’appellativo dato alla proprietaria di un’osteria che sarebbe sorta sullo sperone roccioso che sovrasta la Basilica di San Paolo fuori le mura, presumibilmente all’altezza del Sepolcreto Ostiense, a ridosso di Via delle Sette Chiese, via percorsa da pellegrini in visita alle sette chiese di Roma. Tale ostessa sarebbe stata una donna di nome Carlotta , tanto benvoluta dai viaggiatori che passavano presso la sua locanda, da meritare il nome di “Garbata Ostella”, successivamente sincopato in “Garbatella”.

Una seconda ipotesi sul nome “Garbatella” vuole invece che esso derivi dall’amenità del luogo; mentre un’ultima interpretazione, con qualche fondamento scientifico, fa riferimento al tipo di coltivazione della vite detto “a barbata” o “a garbata”, nella quale le viti vengono appoggiate ad alberi di acero o olmo, in uso nei terreni detti “Tenuta dei 12 cancelli” (comprendenti l’attualeVia delle Sette Chiese), posseduti nel XIX secolo da Monsignor Alessandro Nicolai, ministro dell’agricoltura di papa Gregorio XVI.

Dopo la prima guerra mondiale Roma visse una fase di grande sviluppo edilizio. Il settore sud della capitale, nelle intenzioni degli urbanisti umbertini, doveva essere connesso al lido di Ostia tramite un canale navigabile parallelo al Tevere, che non fu però mai scavato. Tale canale avrebbe dovuto fornire Roma di un porto commerciale praticamente in centro (poiché distante meno di duecento metri dalle mura aureliane), nei pressi dell’odierna via del Porto Fluviale, situata al confine tra Garbatella e Testaccio; nella zona a ridosso del canale avrebbero dovuto sorgere una serie di lotti abitativi destinati ad ospitare i futuri lavoratori portuali.

Fu con questa idea che il re Vittorio Emanuele III posò la prima pietra a piazza Benedetto Brin, il 18 febbraio del 1920. La vocazione inizialmente marinara del probabile futuro rione XXIII può essere agevolmente desunta anche dalla toponomastica della parte più antica, ispirata essenzialmente a personaggi legati al mondo navale. Il progetto fu intrapreso in un’area allora semidisabitata e coperta da vigne e pascoli per pecore.

Lungo Via delle sette chieseche tuttora viene percorsa per il pellegrinaggio al Santuario del Divino Amore, sorgeva la Chiesetta dedicata ai santi Isidoro ed Eurosia, già nota al popolo come Chiesoletta, dove secondo la leggenda sarebbe avvenuto un incontro tra San Filippo Neri, ideatore del pellegrinaggio delle Sette Chiese, e San Carlo Borromeo.

Il quartiere

L’architettura del quartiere fu inizialmente improntata al modello inglese delle città giardino (Garden Cities) ben collegate e vicine alla città, abitate da operai e comprendenti significativi spazi verdi coltivabili, tali da fornire ai lavoratori residenti una preziosa, e ulteriore, fonte di sussistenza: l’orto (un ulteriore tentativo fu iniziato più tardi, nell’edificazione del quartiere denominato appunto Città Giardino Aniene, nella zona nord di Roma).

Nei lotti più antichi ancora rimasti nei pressi di piazza Benedetto Brin si nota come il rapporto tra le metrature dedicate al verde “privato” e quelle edificate fosse tra i più alti nell’Italia dell’epoca ; tale peculiare struttura urbanistica doveva conferire alla nascente Garbatella l’aspetto di una contrada agreste.

Lo stile architettonico dei primi lotti fu denominato Barocchetto dai suoi creatori Gustavo Giovannoni e Innocenzo Sabbatini, coadiuvati successivamente da Costantino Costantini, Marcello Piacentini, Mario De Renzi, e Nori; simili al barocco sono le modanature di sapore medievale, le figure di animali riscontrabili nei fregi, l’utilizzo estensivo di decorazioni d’ispirazione floreale e botanica, restando però queste nell’ambito dell’edilizia popolare e, dunque, povera: al posto di marmi pregiati, stucchi e calce bianca.

Con l’avvento del fascismo la pianificazione urbanistica del quartiere subì un drastico cambiamento: il rapporto verde-edificato calò sensibilmente, l’idea del porto fluviale venne definitivamente abbandonata e cominciarono ad essere costruite abitazioni più simili ai moderni condomini che alle precedenti villette. Restò comunque ferma l’intenzione di costruire, oltre agli spazi abitativi privati, se non giardini e orti comuni, comunque spazi pubblici, come stenditoi o asili nido. Si cominciò allora a costruire palazzi più grandi e alti per ospitare un sempre crescente numero di immigrati, come ad esempio il Lotto VIII in via Luigi Fincati. Il culmine di questo mutamento si nota nell’impianto progettuale dei tre lotti chiamati Alberghi (Rosso, Bianco e Giallo) nei pressi di piazza Eugenio Biffi, strutture nate pochi anni dopo le villette dell’inizio dell’edificazione dell’area (dal 1927), ma significativamente differenti dal punto di vista funzionale oltreché estetico.

Gli spazi pubblici

Scalinata di Via Orsucci

Scalinata di Via Orsucci

Le strade, le piazze, le scalinate, le fontanelle, i giardini, i cortili, gli edifici

 

Edificio residenziale con corte interna

Edificio residenziale con corte interna

Progetti e realizzazioni di riqualificazione dell’Amministrazione Comunale

Arte e Cultura

La programmazione del Teatro Palladium

L’attività dell’Associazione Culturale Controchiave

Novità

Venerdì 24 ottobre 2008 è stato aperto al pubblico il Parco Commodilla (Parco Serafini) in via Giovannipoli.

 

Collegamenti esterni

 

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