European Social Forum

1 gennaio 2014

E’ un Forum aperto ai movimenti della società civile per costruire alternative sociali al neoliberismo e valorizzare le culture che mettono al primo posto l’uomo e i valori comunitari. Organizza sessioni annuali di lavoro dal 2002 e si riunisce ogni anno in una diversa città europea.

Il contributo di movimenti e organizzazioni sindacali

CGIL (Vicenza, Venezia, Padova),eddyburg.it,Lavoro in Movimento,Zone Onlus presentano al Forum 2008 una proposta di discussione che,partendo dal concetto di città come bene comune, valorizzi lo spazio pubblico.

Questo il testo della proposta:

LA CITTÀ COME BENE COMUNE, GRUPPI ETNICI E SOCIALI INSIEME PER COSTRUIRE UNA CITTÀ VIVIBILE

Il Forum Sociale Europeo è un’occasione per avviare – con una platea internazionale, ampia e motivata – un lavoro comune sul tema della costruzione di città più vivibili, a partire dal concetto di città comebene comune.

L’obiettivo è di promuovere la collaborazione di movimenti, organizzazioni e gruppi che possano ragionare insieme sia per comprendere i fenomeni e le tendenze in atto sia per costruire azioni per il superamento dei problemi individuati.

 

il tema dei seminari e dei dibattiti

La città già presenta oggi gravi forme di esclusione economica e sociale che provocano un generale disagio. Le dinamiche migratorie inseriscono in questa situazione ulteriori elementi di complessità, i quali vengono accentuati dall’insistenza sul discorso della sicurezza, fomentato dalle forze politiche nella ricerca di un facile consenso.

Il diverso grado di mobilità, fisica, economica e culturale, espresso dal diverso uso della città, costituisce una delle variabili decisive al fine di cogliere le dinamiche che strutturano le attuali disuguaglianze sociali. D’altra parte la città – per la sua stessa natura, per la sua storia, per i principi della sua organizzazione – è il luogo nel quale si manifestano l’incontro, il conflitto e il superamento di questo e nel quale quindi possono esprimersi lo scambio, il reciproco arricchimento culturale e la definizione delle regole della convivenza. Questa potenzialità è costituita e rappresentata, sia materialmente che simbolicamente, dagli spazi pubblici e dalla loro utilizzazione.

 

Seminario I: Quali problemi e quali opportunità

Si vuole approfondire l’analisi sui problemi che derivano dal fatto che alle differenze e segregazioni di carattere socio-economico si aggiungono quelle derivanti dalla crescente multietnicità determinata dalle migrazioni di popolazioni attraverso i confini nazionali.

La pluralità dei riferimenti culturali, già tipica della società contemporanea occidentale, e la presenza di sistemi culturali importati dagli immigrati, diversifica ancora di più il paesaggio culturale. Questa potenziale ricchezza, che potrebbe contribuire a trasformare le coordinate di senso in più direzioni, viene a connotarsi invece come uno dei problemi della convivenza tra autoctoni e immigrati. La compresenza di una molteplicità di comportamenti diversi nei confronti delle istituzioni del vivere sociale (abitare, nutrirsi, matrimonio, famiglia, religione, modi di socializzare) provoca incomprensione e conflitto, soprattutto quando tali comportamenti sono visibilmente in contrasto con i principi della cultura in maggioranza. Si realizzano così discriminazioni nei confronti delle minoranze, innescando conflitti di tipo razziale.

È possibile che le diverse presenze concorrano invece a costruire città più vivibili? In altri termini, differenze sociali e differenze etniche possono diventare occasioni per accrescere la vivibilità delle città europee?

 

II Seminario: Quali azioni per il futuro

Sulla base dell’approfondimento dei problemi e delle opportunità ci si propone di individuare gli argomenti, gli strumenti, le iniziative capaci di far sì che le diverse presenze sociali e culturali concorrano a costruire città più vivibili. Il quadro generale è costituito dall’insieme delle politiche urbane (abitazione, welfare, ambiente, ecc.), ma si ritiene che il centro del ragionamento possa essere costituito dall’uso degli spazi pubblici.

L’uso degli spazi pubblici. I migranti hanno tendenzialmente e per motivi assai diversi, un rapporto stretto con la città in cui vivono e/o lavorano. È un rapporto che può essere qualificante per la città, perché essi spesso recuperano spazi pubblici dimenticati o sottoutizzati, piazzegiardinistrade. Dall’altra parte, abbiamo cittadini autoctoni che, per complesse ragioni, hanno progressivamente abbandonato lo spazio pubblico, o lo frequentano per ragioni strettamente legate al consumo di merci e di eventi. Ma i cittadini autoctoni appaiono sempre più spaventati dall’altro, dallo ‘straniero’.

Sicurezza e benessere. Il tema che recentemente sembra influenzare di più la vivibilità degli spazi di vita, e in particolare degli spazi pubblici è quello della sicurezza urbana. Se è vero che essa è riconducibile ad una percezione di pericolo legata ai profondi mutamenti in atto nella struttura sociale e fisica della città e della società, è anche vero che essa tende sempre più ad essere ridotta e ricondotta al problema dell’immigrazione che viene identificata come sinonimo di disordine, delinquenza e disagio. La domanda di sicurezza, spontanea o indotta, rimette in discussione l’utilizzo degli spazi pubblici, luoghi da sempre capaci di assicurare una migliore qualità alla città, ponendo in primo piano le esigenze di controllo del territorio e la promozione di forme di appropriazione da parte di particolari gruppi.

Pubblico e privato. Il deperimento della sfera pubblica a favore della sfera privata accresce la difficoltà di costruire un dibattito pubblico e riduce quindi la capacità di costruire, attraverso il dialogo e la condivisione, un ‘progetto’ nell’interesse generale dei cittadini: un progetto non proteso verso molteplici interessi particolaristici. Occorre quindi promuovere azioni che rimettano al centro lo spazio pubblico, materialmente e simbolicamente, come spazio di incontro e di dibattito per la costruzione di una città comune.

È possibile attraverso la progettazione condivisa tra autoctoni e immigrati, fisica e immaginaria dello spazio pubblico, e contemporaneamente del dibattito pubblico, costruire città più vivibili? Come?

pubblicato su Eddyburg il 05.08.2008

Leave a Comment